“Scopelliti nelle mani dei De Stefano”: dal clan di Archi partì l’input per il voto compatto della ‘ndrangheta nel 2010

scopellitigiuseppe ppdi Claudio Cordova - L'occasione è importante: stabilire chi sarà il candidato sostenuto dalle cosche di 'ndrangheta. Per questo si sceglie un posto affidabile, il centro commerciale Annunziata di Gioia Tauro, di fatto nelle mani della 'ndrangheta fino al momento del sequestro, e anche gli interlocutori sono di primissimo livello: Giuseppe Lo Bianco, uomo forte della 'ndrangheta di Vibo Valentia, ma, soprattutto, Peppe Piromalli, che riporta il messaggio della potente cosca De Stefano.

E il messaggio è chiaro: "Votare in massa Peppe Scopelliti".

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L'incontro, antecedente alle elezioni Regionali del 2010, che vedranno la schiacciante vittoria dell'allora sindaco di Reggio Calabria sul presidente uscente, Agazio Loiero, è raccontato dal pentito vibonese Andrea Mantella nell'ambito del processo "Gotha", che vede alla sbarra la masso-'ndrangheta reggina. Il collaboratore ricorda in maniera abbastanza nitida quell'incontro: "Peppe Scopelliti era sponsorizzato da tutte le famiglie della 'ndrangheta, quella riunione venne fatta proprio per passare la parola a Vibo Valentia". L'input è proprio della cosca De Stefano, tra le più potenti dell'intero panorama criminale calabrese, la famiglia capace di modernizzare la 'ndrangheta, facendola passare da organizzazione agropastorale a holding del crimine con importanti contatti con la massoneria, i servizi segreti e altri mondi oscuri: "Sapevo che Scopelliti era nelle mani dei De Stefano" dice.

Una circostanza che Mantella avrebbe appreso ancor prima di quella riunione presso il centro commerciale Annunziata, ma a Pizzo Calabro, dove De Stefano, tra il 2004 e il 2005, trascorreva la propria latitanza. Oltre a parlare di massoneria e di aggiustamento dei processi, De Stefano avrebbe confidato a Mantella e agli altri uomini della famiglia Bonavota, che ne curavano la clandestinità, il ruolo di controllo sull'allora sindaco del "Modello Reggio". Stando al racconto di Mantella, Scopelliti era definito "amico nostro" o "a disposizione" da De Stefano: "Era anche vicino all'avvocato Giorgio De Stefano". Insomma, per Mantella "Scopelliti era un burattino e gli altri tiravano i fili". E questo perché, stando al racconto del collaboratore, Peppe De Stefano a Pizzo Calabro avrebbe aggiunto di più: "Lo chiamava 'Peppareju', disse che era cosa sua e che lo aveva creato lui".

Poi l'incontro al centro commerciale Annunziata, la chiamata a raccolta, con la notizia da spargere a tutti i clan, almeno di Vibo Valentia e dintorni: "Il messaggio passò anche dai Mancuso, in particolare da Pantaleone Mancuso, detto "Scarpuni": bisognava appianare le discordie e votare compatti Scopelliti". Così, dunque, la 'ndrangheta avrebbe orientato il proprio importante bacino elettorale: lo stesso Mantella afferma di aver elargito circa 20mila euro per assicurarsi pacchetti di voti per Scopelliti. E, tutto ciò, sarebbe un esempio plastico di come la 'ndrangheta spesso riesca a fiutare verso dove spira il vento (Scopelliti era dato pe favorito nella campagna elettorale del 2010) e, spesso, a orientare gli esiti elettorali: "L'orientamento iniziale dei Bonavota era su Agazio Loiero, così come quello dei Vallelunga", ma dopo tale 'imbasciata' dei De Stefano, dei Piromalli e dei Mancuso, tutti o quasi sarebbero passati dalla parte che poi si sarebbe rivelata vincente.

Denaro per i voti, ma non solo.

Anche il coinvolgimento di importanti centri di potere, stando al racconto di Mantella: "Tutta la massoneria di Vibo Valentia si mosse per Scopelliti" dice. Questo perché nulla doveva essere lasciato al caso: "Anche l'affiliato più novellino sapeva che si doveva votare Scopelliti".