“Questo ha vinto con i voti di quelli che gli hanno sotterrato a suo padre…”: la storia di Pietro e Alessandro Nicolò

nicoloalessandroildispaccio13giu 500di Claudio Cordova - Colluso con la cosca che avrebbe ucciso il padre. Un dato investigativo di portata devastante riguarda le conversazioni nel corso delle quali due tra gli indagati affrontano il tema dell'omicidio del padre del consigliere regionale di Fratelli d'Italia, Alessandro Nicolò, tratto in arresto con l'accusa di associazione mafiosa in seno alla cosca Libri.

Il politico, infatti, è figlio di Pietro Nicolò, scomparso nel gennaio 2004 in circostanze misteriose, probabilmente riconducibili ad un caso di "lupara bianca".

Secondo alcuni riscontri investigativi, Pietro Nicolò, al momento della scomparsa, aveva posizione verticistica nell'ambito della cosca essendo "capo del locale Spirito Santo" ed era entrato in contrasto con il boss "Don Mico Libri", per questioni legate proprio al "controllo delle zone d'influenza".

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Il collaboratore di giustizia Giovanni Battista Fracapane, senza troppi giri di parole, riconduce la loro scomparsa a dissi interni alla consorteria dei Libri. Quanto affermato da Fracapane molti anni fa è sovrapponibile al propalato del DE ROSA, questi interrogato il 24.11.2014 su domande del PM Stefano Musolino disse: "De Rosa Enrico: (...) e, poi, Mico parlando di Sandro Nicolò, dice, è un opportunista perché lui si mischia con le persone che gli hanno ammazzato il padre. P. M.- Dott.Stefano Musolino: e che cosa le disse? Seppe qualcosa a proposito...De Rosa Enrico: niente che l'avevano ammazzato i Libri a suo padre e che, comunque sia, lui...(...).". In altri termini il collaboratore, per anni intraneo alla cosca Libri. riferisce agli inquirenti quanto appreso dall'amico e sodale Mico"Tatù", che qualificò Nicolò come opportunista perché "si mischia" con la cosca Libri, consorteria che ha sentenziato la morte del padre.

Sul punto, sono ulteriormente interessanti le conversazioni in cui gli interlocutori discutono, con preoccupazione, della possibilità che Domenico Ventura (storico sicario dei Libri) decidesse di collaborare con la giustizia. Una tale eventualità era strettamente connessa al "fatto dell'omicidio", il dentista fa riferimento all'omicidio Marco Puntorieri, all'esecutore materiale dello stesso (Domenico Ventura) ed alla "tragedia jarmata" dal sodale Edoardo Mangiola, ritenuto responsabile del video che incastrò il killer.

A parlare è il dentista Tortorella, che di dinamiche interne a quelle cosche dimostra di saperne parecchio. Innanzitutto sa che sa che dietro l'omicidio Puntorieri ci sono i Libri teme che Ventura possa iniziare un percorso di collaborazione perchè fortemente risentito con i vertici della cosca al punto da affermare che, se ciò accadesse, "in quel pezzetto (a Cannavò, n.d.e.) non resta nessuno". Stefano Sartiano, storico affiliato al clan riprende le fila del discorso facendo riferimento alle conseguenze che ci saranno se i Libri non puniranno, per come era "legittimo" che pretendesse Ventura, Mangiola:"... Il problema sai qual è ora? Lui ancora non si è reso conto, perché non l'ho visto è scomparso ... Mico VENTURA... (inc.).... se non glielo ammazzano a Mico... Ora in un discorso giusto...o ci stiamo, ...(inc)..., ora loro (i Libri, n.d.e.) si spaventano perché lo sanno che prima o poi Ventura si butta pentito se non glielo ammazzano, non c'è la soluzione non ci vuole niente che si butta pentito Mico Ventura perché dice, come? Mi hanno abbandonato così a me? Almeno me lo ammazzate, non me lo fate? E allora e... non c'è... qua ci sono un sacco di cose.

Tortorella e Sartiano sono consapevoli che Ventura era il killer di fiducia dei Libri, proprio questa circostanza li faceva temere che: SARTIANO: se si butta Ventura escono tutte le cose fuori eh eh. Secondo me, io non è che so però è...ma io immagino non è che. TORTORELLA: In quel pezzo non resta nessuno. SARTIANO: Ah? TORTORELLA: In quel pezzo non resta nessuno. SARTIANO: Capisci? TORTORELLA: In quel pezzo non resta nessuno perché esce fuori e...MORABITO, esce fuori... SARTIANO: Tutto, tutto tutto certo, eh, finisce Sandro, tutto eh. TORTORELLA: Escono SARTIANO: Finisce pure Sandro TORTORELLA: Certo. SARTIANO: Una volta che esce fuori un fatto di quelli che lui lo ha ammazzato per Mico Libri.

I due, quindi, individuano Nicolò come il referente politico dei Libri in seno al Consiglio Regionale della Calabria, dicono che questi è stato eletto con i voti della cosca di Cannavò, la stessa cosca che gli ha ucciso il padre e comprendono, quindi, che la collaborazione di Ventura possa porre fine alla relazione politica-criminale instauratasi tra la cosca ed il politico: "finisce Sandro ... finisce pure Sandro".

Ancora più chiare le parole di Sartiano in una ulteriore conversazione, "... perché questo Ventura gli ha detto come ve l'ho ammazzato io, io mi faccio la galera per voi, ha detto ora o lo ammazzate o mi pento. Questo se l'è nascosta...(inc)... Nicolò non c'è più, perché questo è uno di quelli che gli ha fatto sotterrare a suo padre. Se si pente uno, questo ha vinto con i voti di quelli che gli hanno sotterrato a suo padre...".