Regionali, la Lega non “balla sola” ed è pronta a far spazio agli alleati. Ma c’è un “piano B”: Lamenza o Cerrelli

salvinirosariodi Mario Meliadò - Quale la situazione politica in vista delle Regionali calabresi, nell'afa di uno dei mesi d'agosto politicamente più intensi e appassionati degli ultimi 10-15 anni? Vediamo.

LEGA

In relazione alle Regionali in Calabria e agli altri imminenti appuntamenti elettorali, uno dei quesiti fondanti è: ma quando si saprà almeno quali sono le coalizioni e quali forze politiche ci staranno dentro?

Ecco, nel caso della Lega il quesito pare essere dirimente. Essì, perché mentre come vedremo neppure si sa, allo stato, se al voto ci sarà una lista di Forza Italia, solo in queste ore il leader nazionale leghista e ministro dell'Interno Matteo Salvini è tornato a invocare l'antica alleanza "standard edition": «Chiedo a Berlusconi e Meloni di andare insieme oltre il vecchio centrodestra», esortazione davvero singolare visto che era stata preceduta di poche ore dall'invocazione di «pieni poteri» e visto che non si capisce bene cosa ci sarebbe di nuovo, se non l'assenza di "gambe" centriste. Al di là di quest'aspetto, la riproposizione dell'alleanza confermerebbe al 101% un'impressione emersa già un po' di tempo fa: forse il Carroccio non ha voglia di rischiare il tutto per tutto per poi spadroneggiare in caso di vittoria, ma preferisce garantirsi la vittoria anche se il contraltare sarà spartire il dividendo politico con gli alleati.

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Rispetto alle Regionali calabresi, il tema è basilare perché riproporrebbe un ragionamento sentito già parecchie volte: la Lega alla fine non vuole andare al voto da sola né per le Politiche né sul fronte delle autonomie locali, ma centralizzare il "tavolo" che riguarda tutti prossimi appuntamenti in modo da lasciare Calabria e altri Enti regionali del Mezzogiorno al proprio destino e concentrarsi su Emilia-Romagna e Umbria – non solo Regioni del centroNord che per Matteo Salvini era e resta strategico, ma anche storicamente regioni "rosse" che riuscire a ribaltare, per il Carroccio, risulterebbe un "colpaccio" –, oltre che sulla Liguria. Perché il radicamento è questione vitale per il partito di via Bellerio, specie considerando che sullo scenario nazionale proprio Matteo Salvini è stato il protagonista e il decisore della crisi di Governo.

Già il commissario regionale Cristian Invernizzi, del resto, aveva evidenziato che «non è fondamentale avere il sindaco del Comune di Reggio Calabria o il Governatore calabrese della Lega, ma sarebbe importante essere al governo in entrambi gli Enti», ribadendo con decisione che a decidere sarà comunque Salvini nel contesto di un "tavolo" nazionale con gli alleati. Ma è vero pure che nell'ottica di una ripartizione d'incarichi con gli altri protagonisti della coalizione, la logica e i risultati elettorali più recenti indicavano chiaro la "casella" della Presidenza della Regione Calabria per Forza Italia: invece, un po' a sorpresa, proprio in queste ore è arrivato un deciso "niet" leghista all'ipotesi Mario Occhiuto.

Non che manchino le voci su possibili candidati del Carroccio: e accanto ai rumors su Paolo Lamenza, responsabile leghista per CoriglianoRossano, s'intensificano quelli intorno a Giancarlo Cerrelli. Sì, parliamo dell'ex candidato alla Camera nel collegio uninominale di Crotone poi candidato alle Europee che ha fatto particolarmente discutere per le prese di posizione intransigenti nei confronti di omosessuali e unioni civili come pure dell'aborto: sarà per la crescente esposizione di simboli cattolici in contesti politici da parte di Matteo Salvini (di recente, pure il rosario), ma le quotazioni del responsabile leghista nel Marchesato già "numero 2" dell'Unione giuristi cattolici italiani salgono. Epperò, rimane assai difficile che possa essere schierato un adepto di Alberto da Giussano come aspirante Governatore, specie dopo quanto visto a Soverato sabato 10 agosto, con contestazioni massive e quantomai ironiche nei confronti del leader nazionale (il top? L'esortazione a tributare a Salvini i famosi 49 milioni "a cinqu liri", espressione solo apparentemente riferibile all'aspetto monetario nella vecchia valuta, ma che in realtà in vernacolo significa "a schiaffoni"). Una gragnuola di fischi e di cartelli di scherno che, comunque, avrebbe molto colpito Matteo Salvini.